Testo Prima Comunione

Testo Prima Comunione

Mille bambini vestiti di bianco, uno di grigio peccato però.
Cantano in coro seduti in un banco, uno è stonato e questo lo so.
E quello grigio e stonato ero io, nel giorno triste in cui comincio, a sanguinare il mio conto col dio, nel giorno triste che non scorderò.
Che bella festa, che occasione, il giorno della prima comunione, quanti parenti sono venuti, quanti gli amici e quanti i saluti. Ma c'è qualcosa che non funziona, forse mia madre che è troppo buona o la camicia che è troppo dura, ma da dove nascerà questa paura.
La sagrestia fa profumo d'incenso, ma è proprio vero o son io che lo penso, la sagrestia fa profumo di morte, è proprio vero è persin troppo forte.
Guarda che faccia accigliata ha il curato, mentre domanda a tutti i bambini, se sono ancor puri o se han già peccato o se han mangiato dei cioccolatini.
Che bella festa, che occasione, il giorno della prima comunione, quanti regali mi hanno portato, che tenerezza mi han riservato. Ma c'è qualcosa che non funziona, mia madre non è stata mai più buona e questa camicia è davvero dura, perchè mi cresce così la paura.
E tra i parenti davanti all'altare, il più tranquillo è senz'altro mio zio, che guarda le gambe delle signore, mentre io guardo in faccia il ministro di dio.
Corpo di Cristo, che strano sapore, pane di chiesa non lievitato. Attento ai denti che può sanguinare, se per sacrilegio lo hai masticato.
Che bella festa, che occasione, il giorno della prima comunione, quanti gli auguri ho ricambiati per mandare via tutti gli invitati, ma c'è qualcosa che non funziona, non ho ancor sonno è passata l'una, eppure ho tolto anche la camicia dura, non finirà mai dunque questa paura.
E quanti anni ci sono voluti, perchè da solo imparassi anch'io, a rider dei preti bigotti e fottuti ed a infischiarmene del loro dio. Ma se qualcuno mi avesse avvertito il giorno della prima comunione, avrei mangiato, avrei bevuto e forse avrei fatto persino il buffone. E avrei guardato insieme a mio zio, le gambe di chi so soltanto io, e avrei sgravato la mia avventura del peso enorme di quella paura.
Testi di Claudio Lolli