Testo All'orizzonte

Testo All'orizzonte

Nato in Calabria, seconda metà dei '70
Una famiglia che lottava a far quadrare il conto in banca
E imparo appena a parlare per salutare
Emigriamo prima della prima elementare
E prima spiagge e gabbiani, vento e risacca
E poi il rumore delle fabbriche e la pioggia sulla giacca
A cinque anni o forse meno e già un segreto:
Che partivo già pensando a tornare indietro.
Anche se avevo altri parenti in Alt'Italia
In Svizzera, nel Canada, in Argentina, Australia
Sangue del mio sangue che è sparso sull'atlante,
Ancora oggi odio chi disprezza l'emigrante
E ripensandoci poteva andarmi peggio
Ma mamma ha vinto il concorso e si torna a Reggio
Come la pioggia riporta alla fonte il fiume
La casa è dove è il cuore e non è un luogo comune.
Rit
Ho gli occhi all'orizzonte fin da quando ero bambino
Mio padre mi diceva parole che non capivo
Lo capisco adesso perché adesso il mio destino
Sono io che lo scrivo, sono io che lo scrivo.

Ho gli occhi all'orizzonte fin da quando ero bambino
Mio padre mi diceva parole che non capivo
Lo capisco adesso perché adesso ciò che vivo
Mi dà un nuovo motivo per ogni nuovo respiro

Crescendo raggiungevo qualche piccola vittoria
A scuola ero il migliore in italiano e storia
Le prime borse di studio messe alla posta
A centomila a centomila che il futuro costa.
E dopo era la vita di un ragazzo calabrese
Di botte non ne ho date più di quante ne abbia prese
A quindici anni gridavo ?la vita è mia?,
Scontri in piazza, fasci, manganelli e polizia
E ho visto sangue per terra e pistole a scuola
Amici del pallone uccisi per mezza parola.
E ho visto gente cambiare cognome e accento
Ma il posto da cui provengono resta dentro
Ed i mafiosi sui muri della città
Non dicono DC ma Casa delle Libertà
'95, qua la storia non migliora
Ho diciotto anni, faccio le valigie e parto ancora.

Rit.

E mi ritrovo a Roma io ragazzo di provincia
Tra l'università e un millennio che comincia
Intanto mille palchi, mille fatti, mille scazzi
E continuavo a cercare il mare in mezzo ai palazzi.
Lavoro da precario ben oltre l'orario
Scrivevo ma le rime non pagavano il salario
E adesso sono grande, ho un mutuo sulle spalle
E nessun capitale se non cervello e palle.
Guardo lo specchio, a novembre sono trentuno
E non ho mai fatto una striscia né sparato a nessuno
Ho varie cicatrici, ricordi infelici
Ma un sole ben più forte nelle radici.
E non sono dalla parte dei vincenti
Ma conosco il mio futuro ed i suoi occhi verdi
Ed ho molte più favole che lacrime da scrivere
Se lei mi sorride non mi resta che viverle.
Testi di Kento